Memoriali di troppo

 

Il calendario delle maggiori corse ippiche dei purosangue, quelle che  contano ai fini della selezione avendo di mira il miglioramento della razza, ha seguito fin dal suo inizio regolamentato nell'Inghilterra vittoriana l'andamento stagionale,  trattandosi di  accompagnare le tappe di crescita dell'animale.  A questa sequenza, si sono adeguati le altre Nazioni, pur tenendo conto della loro collocazione geografica e dunque delle differenze climatiche rispetto alla fonte originale. Per chiarezza le Nazioni collocate più a sud anticipano le date, quelle del nord seguono. Non solo, anche la titolarietà delle corse di selezione ha per anni ricalcato quella inglese tradizionale: Ghinee, Derby, St. Leger i nomi delle classiche  per tutti i Paesi, così da uniformarle anche in funzione  comparativa.  Fatta eccezione della Francia perché la grandeur gallica è un difetto duro a morire contribuendo a rendere supponenti gli eredi di Carlo Magno prima e Napoleone poi.

In maniera analoga le più prestigiose prove ippiche aperte anche ai cavalli di quattro anni ed oltre per attestare i confronti tra generazioni differenti, quali le Eclipse, le King George VI end Queen Elizabeth,  le Champion di York, la Gold  Cup di Ascot, l'Arc de Triomphe francese, per Italia il Gran Premio di Milano fino agli anni '90, e le altre analoghe  hanno conservato la dizione originaria resistendo in nome della tradizione, che è legame necessario e garante,  agli assalti di quanti, per leggerezza, non ne comprendevano l'efficacia morale.

Quanto detto fin ora è cosa ben nota a tutti gli appassionati, tanto che avrei evitato di farne cenno, non fosse che mi da modo di affrontare quella fastidiosa e decisamente inopportuna iniziativa rappresentata dalla inflazione di dediche memoriali abbinate a corse di sicura e consolidata storia e prestigio, le quali in conseguenza ne risultano come retrocesse di rango e valore sportivo. Un battesimo di categoria secondaria dal sapore barocco. Chiarisco il mio pensiero ricorrendo ad un esempio: il premio Lampugnano per cavalli di due anni che si corre a San Siro è quasi sempre occasione per il debutto di  buoni soggetti che saranno poi protagonisti di primaria importanza. Mai lo abbinerei ad un nominativo da celebrare. Il peso della storia conta molto: evitiamo dunque per le corse stabilmente entrate nel ciclo tradizionale le ricompense  postume,  dannose e non sempre opportune.

Anche questo è un segno della pochezza di idee attuale e della disaffezione da parte degli sportivi. E' come dire spendiamo gli ultimi spiccioli.

Ben diverso il significato della presenza, ineluttabile, dello sponsor, inserito a componente aggettivale, che consente oggigiorno alle grandi prove internazionali di distribuire  somme colossali.